“Ci vediamo presto!”. Mi ha colpito questa frase come se fossimo lì tra amici di lunga data!
Perché, al là dei protocolli, il neo Papa Francesco si è presentato al suo popolo, al mondo con semplicità e naturalezza come se ci conoscessimo da anni, come se sapesse quali sono i desideri del suo popolo.
Dalle prime battute e dal nome che ha assunto il neo Papa è chiaro lo spirito del nuovo pontificato: la preghiera e la povertà.
L’invito alla preghiera, con cui sì è congedato il Vescovo emerito di Roma, Benedetto XVI, è stato rinnovato subito dal Papa Francesco nel suo primo incontro con il popolo di Dio. Quel silenzio assoluto e immediato che ha raccolto il popolo in preghiera in piazza, un popolo proveniente da tutto il mondo, mi ha richiamato quell’episodio del Vangelo in cui Gesù ci ha insegnato a pregare il Padre nostro. E quindi l’Ave, il Gloria le prime preghiere dell’infanzia, una Fede viva, per tutti con quelle bandiere quasi sconosciute che neanche alla GMG erano presenti.
Nel mio ultimo commento richiamavo alla centralità che dovrà avere il popolo di Dio o meglio i laici nella Chiesa e mi pare che questo auspicio si realizzerà perché “adesso incominciamo questo cammino, Vescovo e popolo, questo cammino della Chiesa di Roma che è quella che presiede nella carità a tutte le chiese”, un cammino che si fonda sul reciproco affidamento a Dio “preghiamo sempre per noi, l’uno per l’altro, preghiamo per tutto il mondo perché ci sia una grande fratellanza”.
Poi il richiamo implicito ad una rinnovata povertà nella Chiesa tutta (voglio dire dalla Curia romana e al popolo di Dio) racchiuso nella scelta del nome Francesco che evoca immediatamente quella povertà che volle vivere il poverello di San Francesco.
Preghiera e povertà, un binomio da riscoprire.
Se Benedetto XVI in questi otto anni ci ha aiutato a riscoprire i fondamenti della Fede come già accennato nel mio precedente commento, non avendo però le forze fisiche per proseguire il rinnovamento inteso oggi più che mai come distacco dal potere materiale, sarà Papa Francesco a guidare la Chiesa nel cambiamento, un cambiamento nel solco del suo precedessore. Non è un caso che il Cardinale Bergoglio fosse l’altro papabile insieme al Ratzinger nel 2005 non tanto in un ottica di competizione, ma di complementarietà nel guidare la Chiesa. Lo Spirito Santo ha saputo, come sempre, agire oltre la logica degli uomini.
La sua storia come vescovo di Buenos Aires che stiamo scoprendo in queste ore, è molto esemplare. Un vescovo operativo come si addice ad un Gesuita e subito mi è venuta in mente la figura di Padre Matteo Ricci, il Gesuita che viaggiò alla scoperta della Cina, di questa già allora misteriosa nazione e dei Gesuiti che hanno fondato le scuole per chi l’educazione non poteva permettersela; un vescovo chimico, filosofo e teologo che mi ha richiamato allo stesso tempo un altro binomio, Scienza e Fede, perché materia e anima possono convivere: l’uomo non è solo corpo, ma ha quello “intimo” che nessuna legge della scienza potrà fissare: l’Amore e la ricerca della Verità; un vescovo della semplicità (il vivere in appartamento, il cucinarsi per sé, ecc) e della Dottrina, della Fede dei primi Apostoli come gli Atti ci raccontano, dalle idee chiare come espresse nel suo ministero in Argentina.
Anche la stampa laica non vicina alla Chiesa ha espresso un giudizio positivo sul nuovo Papa, nonostante le solite manfrine e dietrologie che hanno tirato fuori sul ruolo del Vescovo Bergoglio e le dittature argentine, ma è normale che sia così. Anche i Farisei non è che amassero Gesù, quindi per un credente è naturale affrontare le prove e le critiche. Mi ha stupito che persino “La Repubblica”, leggendo la cronaca e i commenti dell’edizione odierna, faccia emergere più luci che ombre sul nuovo Papa Francesco. Non che si debba avere l’approvazione del Mondo, ma è bello e fa piacere che ci sia universalmente questa positiva immagine sul nuovo Papa.
Torno a casa, sul treno del ritorno, ancora emozionato, sorpreso e contento di essere rimasto a Roma qualche giorno in più dopo aver concluso il Master universitario con la discussione della tesi e di poter raccontare agli amici credenti e non credenti questo evento della Storia del mondo e della Chiesa cattolica.
Una settimana indimenticabile che mi ha rinsaldato la Fede in Cristo e nella sua Chiesa e dato forza per affrontare le nuove sfide che avrò di fronte, in primis la ricerca di un lavoro.
Buon lavoro, Papa Francesco!
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Una risposta a “Papa Francesco, ci vediamo presto!”
“Preghiamo sempre per noi, l’uno per l’altro, preghiamo per tutto il mondo perché ci sia una grande fratellanza.” (Papa Francesco I)