Chiuse le urne, i risultati sono chiari. Questo Paese non è di sinistra e ha un tensione al populismo ovvero al leader carismatico. Berlusconi? In questo momento direi più Beppe Grillo. Faccio questa affermazione perché la coalizione guidata dall’On. Bersani non è stata capace ad ottenere una maggioranza governabile del Paese. La vittoria che sembrava in tasca la centrosinistra è stata rovinata da una parte dalla ripresa del centro-destra e dall’altra dall’esplosione del Movimento 5 Stelle.
Il centro sinistra ha perso l’occasione del rinnovamento. Bersani non poteva essere considerata la novità politica che avrebbe attratto nuovi elettori e l’occasione persa delle Primarie di cambiare rotta e volto all’apparato organizzativo e mediatico (Bersani è Bersani, da 1993 in politica, diversamente da Renzi) ha portato a questo risultato, facendo perdere al Pd tutto quel vantaggio competitivo che prima aveva acquisito sfruttando gli spazi del non governo del centro destra dal 2008 al 2011 e dopo con le Primarie nel novembre del 2012.
Un dato: in Liguria, regione storicamente rossa, alla Camera il M5S ha superato in termini di voti assoluti la coalizione dei centro sinistra, quindi il centro sinistra ha perso in Liguria, non per colpa di Berlusconi, ma del M5S che ha attratto i voti dalla sinistra. Nulla di nuovo perchè tale spostamento era già stato evidente con il voto alla amministrative di Genova e Savona.
Il centro-destra ha rimontato sempre e solo a Berlusconi e la domanda è sempre è la stessa: se il Pd anche senza leader carismatico ha un apparato che lo supporta, il Pdl oltre a Berlusconi come sopravvive? La risposta è ovvia.
Tutti sono stati pronti a criticare il ritorno di Berlusconi, gli Italioti che l’hanno la sostenuto, ma il Movimento 5 Stelle ha vinto. Guidato da chi? Da un comico, da un urlatore, da un trascinatore che ha fatto eleggere certamente degli onesti cittadini, ma dopo? Dopo ci sarà sempre lui a guidare le folle con un ruolo da protagonista oppure si ritirerà?
Il M5S è stata la vera novità politica; ha un leader, un comico, frutto della televisione (non è Berlusconi, ma ci assomiglia) che non ha un apparato organizzativo se non quello mobilitato dai media on line e ha un programma fatto di spot, tecnico e funzionale dove aleggia uno spirito statalista e dove se da un lato si elogia la libertà informatica, dall’altro non si sostiene quella libertà secondo il principio della sussidiarietà.
Leggo il programma del M5S e rilevo che i punti sono molto sintetici a parte poche eccezioni.
Trovo interessanti molti dei punti del programma scaricabile su internet, ma alcuni non condivisibili come quelli sulla nazionalizzazione delle imprese (la telefonia, ad esempio) o l’intervento sulle industrie alimentari e manifatturiere o l’abolizione dei monopoli di fatto senza capire quale è l’ alternativa, il sussidio di disoccupazione garantito (con quali risorse?), il blocco delle risorse verso la sanità privata (considero anche quella accreditata) e alle scuole paritarie.
Qualcuno poi mi dovrà spiegare come, chiuse le aziende sanitarie accreditate e le scuole paritarie come saranno assorbiti i costi dei pazienti di queste aziende e degli alunni di queste scuole.
Si parla di libertà di informazione e si nega la libertà dell’impresa, trovo preoccupante la nazionalizzazione della telefonia perché significa controllo da parte di unico soggetto di tutta la strumentazione legata alla telefonia compresa ovviamente la linea internet!
Si parla di sussidio di disoccupazione, ma non si danno risposte come creare posti di lavoro, rendere più flessibile la burocrazia e migliorare la pubblica amministrazione.
Nulla, ma dico nulla è detto sulla famiglia, sui giovani e sulle imprese.
Sulla famiglia non è proposta nessuna agevolazione fiscale o una prospettiva di aiuto per i figli nascenti o nati. Del resto la giunta grillina a Parma ha abolito il quoziente familiare. L’ammortizzatore sociale gratuito per eccellenza non è più di moda!
Questo Paese non solo sta morendo di spread, ma demograficamente e se non troviamo un equilibrio sociale, non troveremo mai un equilibrio economico e la situazione si inasprirà soprattutto sui giovani.
Faccio un paragone storico, per certi aspetti impropri ed estremo, ma più di 90 anni fa nel 1922 si andava al voto e né i socialisti né i liberali né i popolari cristiani erano riusciti ad ottenere la maggioranza, ma nel biennio precedente l’astio, l’odio condito dalla disoccupazione e dalla crisi del primo dopoguerra hanno incentivato il sostegno ai fascisti che a colpi di manganello e sostenuti da certi poteri forti hanno cavalcato l’onda del consenso.
Ora il M5S con il linguaggio urlato e arrogante (“arrendetevi, Fan..lo, morti viventi, …”) del suo leader Grillo non picchia con la forza, ma con le parole, non usa la radio, ma internet con i social network e i blog, cavalca il successo in uno scenario di problemi conseguenza dalla mala politica di questi ultimi 20 anni e della disoccupazione crescente.
Non saremo nella situazione istituzionale di 90 anni fa, ma intanto il M5S raccoglie consensi trasversalmente, soprattutto sui giovanissimi elettori che passano il loro tempo su FB e Twitter e forgiano il loro pensiero con gli spot politici che corrono on line (poi vorrei sapere poi quale è la loro capacità di sviluppare un ragionamento).
Ora, o Bersani guida un governo con un programma di pochi punti che ahimè colpiscano alla pancia degli Italiani per far sentire il valore dirompente delle riforme che vuole attuare focalizzando sui tagli ai costi della politica (ridimensionamento degli stipendi e dei rimborsi di chi ricopre cariche politiche, taglio definitivo delle province e assorbimento degli impiegati pubblici, cancellazione dell’IMU sulla prima casa e rimodulazione delle tassazione sulla seconda casa, revisione delle aliquote dell’IRPEF con maggiore incidenza sui redditi medio alti) oppure non solo UDC, FLI, IDV, Comunisti di Rivoluzione civile spariscono dalla panorama politico, ma anche PD e PDL e quel poco di Monti e della Lega Nord che c’è li seguiranno presto.
Tale cambiamento politico è frutto di quell’involuzione sociale di cui è e sta andando incontro l’Italia: essere moderati non paga più perché la classe media non esiste più.
O si cambia passo in questa legislatura o il M5Stelle da movimento di protesta diverrà ben presto maggioranza assoluta se si va alle elezioni entro sei mesi.
I comici leader al governo non mi piacevano ieri e non mi piacciono oggi.
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