Viaggio in Terra Santa

Dopo la bellissima esperienza del Workshop di Lublino con studenti italiani, turchi e polacchi, il pellegrinaggio in Terra Santa organizzato dall’Azione cattolica e dalla Pastorale giovanile si è rivelato un bellissimo momento di fede e di approfondimento della situazione culturale e politica di Israele e della Palestina.

Non è facile capire come mai nella terra definita per eccellenza Santa ci sia tanta violenza e incomprensione tra i popoli che vivono in quei territori. Così sorge spontanea quella domanda di come sia possibile la guerra nei luoghi dove è nato Gesù, dove le tre più importanti religioni monoteistiche del mondo si incontrano: se Dio esistesse, se in quei luoghi Dio si è fatto carne per portare la salvezza e l’amore nel mondo, per condividere la natura umana con le sue sofferenze e le sue fragilità, come è possibile tanto odio?

Durante questi giorni ho compreso che non è possibile schierarsi né con Israele né con la Palestina perché sia negli uni sia negli altri ci sono valide ragioni da sostenere, ma da entrambi le parti manca la volontà o l’incapacità di frenare le frange estreme che sono spesso le cause dei conflitti e che, con controverse dinamiche, infondono odio nei rispettivi popoli contro il proprio vicino.

Ho letto nelle parole delle guide israeliane che ci accompagnavano l’impossibilità di dialogo con la parte palestinese perché Hamas, la frangia estremista palestinese, gioca un ruolo importante nell’autorità palestinese. E come risposta agli attacchi estremisti Israele ha iniziato a costruire il muro di confine che sì ha ridotto notevolmente gli attacchi, ma ha ridotto anche i margini di libertà dei palestinesi onesti che difficilmente, solo dopo lunghi controlli, accedono ad Israele per lavorare.

Alcuni di noi hanno avuto piacere di scambiare qualche chiacchiera con alcune persone che vivono in Terra Santa.

La prima di queste è stata Padre Renato, carmelitano di Alba (CN) da nove anni ad Haifa, città al confine nord di Israele. Dal convento dove abbiamo dormito ci ha mostrato i luoghi dove i missili di Hezbollah (gli estremisti libanesi) nel 2006 hanno colpito la città. Tra questi uno a pochi metri dalla struttura dove abbiamo dormito. Nonostante ciò, Padre Renato ci ha trasmesso speranza perché la scuola, gestita dall’ordine carmelitano ad Haifa, cerca di essere strumento di educazione alla pace e al perdono tra arabi cristiani, musulmani e israeliani.

Il secondo incontro è stato con il Presidente dell’Azione Cattolica di Betlemme, Wahhab Husam, palestinese  cattolico, professore universitario in città. Oltre essere stato un bellissimo incontro con colui che incontrai all’udienza con il Santo Padre il 18 dicembre 2009 e che coordina le attività ricreative ed educative dell’AC locale, ci ha spiegato che a causa delle difficoltà di trovare e creare posti di lavoro, molti giovani arabi cristiani sono costretti a lasciare la città e le donne cristiane sposano uomini musulmani per vivere così si convertono all’Islam. Dunque la popolazione cristiana è diminuita sensibilmente dal 60% degli anni ’60 al 12% attuali. Situazione comune in tutta la Palestina.

L’ultimo incontro è stato con il Vicario Custodiale della Terra Santa, Frate Artemio, spagnolo di origine. Anche il padre ha sottolineato le vicende storiche della Terra Santa, a partire dai bizantini, poi i musulmani, quindi i crociati e infine gli ottomani dove gli uni distruggevano i luoghi santi degli altri. Tuttavia ci furono nel passato alcune personalità (sultani e comandanti) che garantirono quella libertà di culto verso quell’unico Dio che nello stesso luogo veniva venerato in diversi modi. Una libertà di culto oggi negata in molti paesi del mondo dove i cristiani sono perseguitati fisicamente o dove essere cristiani in quanto tali comporta una serie di pregiudizi e un’avversione ideologica.

Infine non poteva mancare la vista del Museo dell’Olocausto, lo Yad Vashem, a Gerusalemme. Il giorno prima di partire alcuni di noi hanno deciso di dedicare parte del tempo libero alla visita del Museo, un’occasione indimenticabile. Non è facile descrivere le emozioni, i brividi, le sensazioni che si provano a visitare questo luogo perché la ricostruzione storica dell’ascesa del nazismo e dell’avvio della persecuzione antisemita sono così ben ricostruiti nel percorso e nei dettagli che ti domandi come sia stato possibile tutto ciò. Quando l’uomo, e nella storia passata e presente gli esempi non mancano, decide che è lui solo fautore del proprio destino, del popolo che guida, che nega la presenza e la paternità di Dio, che nega quei valori universali dell’umanità e la trascendenza dell’uomo, inizia la fine dell’uguaglianza tra gli uomini. Così fece Hitler nel formulare la propria religione che, negando Dio, ha negato la relazione tra Dio-Padre e uomo-figlio e quindi l’uguaglianza e la fratellanza tra uomini, stabilendo solo lui stesso ciò che poteva definirsi uomo e sub-umano.

Torno a casa con la consapevolezza che la pace è un valore sempre più importante, soprattutto per noi europei che la diamo per scontata da molti anni; dobbiamo sempre rinnovare i legami di pace sia nelle nostre famiglie sia con i nostri vicini fino ad allargare il raggio alle persone che incontriamo nel lavoro e nel tempo libero.“Amatevi gli uni gli altri come io ho amato a voi”, queste le parole di Cristo sempre più attuali.

Ritornare in Terra Santa è un dovere perché solo così possiamo cogliere il groviglio socio-politico di quei luoghi e scoprire sempre più quel mistero con cui Dio si è incarnato in mezzo agli uomini per donarci la sua salvezza e la sua misericordia.

Vi lascio un parziale bibliografia da cui attingere alcune informazioni più particolari per riflettere e visitare quei luoghi.

– Giorgio Bernardelli, Terra Santa. Viaggio dove la fede è giovane, Ed AVE

– Romeo Maggioni, Shalom, Elledici.

– Alain Gresh, Israele, Palestina, Einaudi.